A mia nonna – Le donne di una volta
Nonna Rosa on Flickr.
Il vento non favoriva le pose volute ma mia nonna non era di certo ben disposta a porsi davanti all’obiettivo, soprattutto con l’abbigliamento da lavoro.
Non era certo un problema di trucco ne di acconciatura, che l’ordine tra i capelli era sempre il primo pensiero del mattino e l’unico cosmetico era la saponetta, rigorosamente “Camay”.
Era unvece un senso dell’ordine che era prima di tutto predisposizione a…
C’era un tempo per ogni cosa e la fotografia non era compresa nelle attività importanti… era un vezzo da lasciare a giovani donne in cerca di “zzitu” o da momenti di inattività… che del resto non erano neanche mentalmente programmabili.
Non si annoiava di certo mia nonna e la giornata aveva sempre meno ore delle necessarie ma, del resto, il vocabolo “stress” non era diventato ancora di moda, e il “tempo libero” non è mai entrato nel suo vocabolario.
Un corpo esile, asciutto, minuto, per nulla provato dalle tante stagioni che aveva avuto la ventura di sopportare, e che non lasciava trasparire neanche lontanamente l’eroica resistenza che vi era contenuta. Che si trattasse di salire ripidi e scoscesi sentieri di campagna con in testa il paniere carico di frutta oppure di passare giornate intere “aru crivu”, non lasciava trasparire stanchezza, che era un disonore dichiararsi “doma” agli occhi dei vicini e degli uomini di casa.
Convinzioni granitiche sulla direzione da seguire e sul fatto che il mondo girasse sempre nella stessa direzione, pronta a chiudere occhi e orecchie ai venti di novità apportatori di disgrazie e perdizioni, ma disponibile all’ascolto ogni volta che ci si affidava alla saggezza dei padri.
Ho avuto la fortuna di essere testimone dell’ultima generazione di donne della civiltà contadina, che se non erano il simbolo della felicità e dell’emancipazione, avevano sicuramente molte più cose da dire nel mondo della concretezza di quante oggi siamo disposti a riconoscere nel mondo dell’effimero.
Forse tutto è dovuto alla mia incipiente vecchiaia, ma non riesco più a trovare negli occhi che mi circondano le stesse scintille di vitalità che pure osservavo nei piccoli occhi di mia nonna.