Cartolina da San Mauro

cartolina

Per tutti quelli che….
Noi al Nord noi si fa la differenziata da una vita…
Oh yeah!

Per tutti quelli che….
Se sporchi al Nord ti fanno la multa…
Oh yeah!

Per tutti quelli che….
Che da noi, al Nord, c’è sempre pulito…
Oh yeah!

Per tutti quelli che….
Da noi, al Nord, si rispettano le regole…
Oh yeah!

Per tutti quelli che….
Da noi, al Nord, non si sgarra…
Oh yeah!

Per tutti quelli che….
Il Sud non cambierà mai…
Oh yeah!

Per tutti quelli che….
Al Sud buttano la spazzatura sulla strada anche d’inverno…
Oh yeah!

Per tutti quelli che….
Passano sulla strada delle Serre e…. fanno finta di non vedere…
Oh yeah!

Il forfait della memoria

Oratorio

“Ha dittu ca stà jandu a fruffè”… oppure… “oramai puazzu jiri sulu a fruffè”. Modi di dire della preistoria tecnologica a San Mauro. Il tempo in cui l’interruttore era “U buttuni” l’energia elettrica era “ra correnti” e il contatore era “U puntatori”. Per chi lo possedeva il contatore: quei pochi fortunati mortali che avevano la fortuna e le risorse per farselo attaccare. La maggioranza delle case andava a ” fruffè”: “quandu s’appiccijavanu i luci i fora, tandu trasiva ra correnti intra a casa”. E questo diventava un “modus vivendi che scandiva i tempi della casa, inesorabile come un rasoio e irreversibile come un processo naturale: a una certa ora tutto si fermava o iniziava e i tempi li decideva il timer della “cabina i di cruci”. Per la quasi totalità delle persone questo era un fatto non solo accettato ma considerato alla stregua di qualsiasi altro fatto naturale…in fondo anche loro erano abituati ad andare a “fruffè”: si alzavano sempre alla stessa ora è andavano a dormire da una vita al calar del sole. Se questo circolo si interrompeva, questo avveniva quasi sempre per malattia o altro impedimento. E per la “corrente” era lo stesso: andava via solo se pioveva o tirava forte vento. “Quando piscijava o si piritava ra gaddrina”! Certe volte era il prezzo delle cose che si faceva a “fruffè”, un tutto compreso che faceva finire discussioni infinite su particolari molto spesso insignificanti e fastidiosi, ma molto spesso era anche un modo per mediare nelle compravendite e in ogni caso era la vita stessa delle persone un “fruffè”. La memoria funziona allo stesso modo, è un tutto compreso indistinto pronto all’uso ma non modificabile se non per impedimento o per un corto circuito dovuto a cause accidentali. Un magma leggero, impercettibile, quasi del tutto assente per buona parte della giornata che però si accende in alcuni momenti e illumina il niente. Solo allora ti accorgi che quello che ti porti nella testa è un fiume in piena che crea mille rivoli impossibili da seguire, pena una vertigine che ti impedisce di agire con consapevolezza, oppure una sensazione di angoscia di fronte ai meandri nei quali il fiume ti trasporta. Le immagini fotografiche diventano interruttori che agiscono in questo immenso “fruffè” della memoria. Quella sopra lo è diventata per il Maestro Franco Pignataro: appena gliela ho fatta vedere ho visto nei suoi occhi il fiume della memoria e i rivoli che assumevano i nomi di persone ( Maria i Turuzzu i Finita: la signora che balla con lui, Roberto Candeliere: l’artista che ha dipinto l’albero dietro ai ballerini, l’associazione “Nuove Proposte”, Suor Cinzia, il primo Oratorio, la sede nella casa delle “Callottuzze”, la prima Via Crucis, nomi, cose, fatti, avvenimenti, persone, date, … e la vertigine ti coglie e ti blocca il respiro, … e alle parole si sostituiscono i pensieri che portano la mente in una dimensione intima e profonda certificata da uno straniamento di cui solo gli occhi sono testimoni. Poi la memoria ritorna a “fruffè” in attesa di un nuovo interruttore o un nuovo temporale.

Assolate giornate d’agosto

Piazza del Popolo
Piazza del popolo

Assolate giornate agosto. Sempre le stesse, la piazza sempre vuota con i sedili che si riempiono piano piano seguendo il criterio del fresco: “a matina a ru siattu i Liviu e ra sira a ra scala i Peppina i Petruzza”. E gli occupanti rimangono eternamente gli stessi dal punto di vista generazionale: niente giovani, loro vanno a stare al fresco sotto l’ombrellone. Non cambia niente nelle costanti di sempre, nemmeno i discorsi: “n’ annata cumi chissa ija mo è parecchjiu c’ u ra vìdjia! Le case, la forma delle macchine, particolari transitori e utili solo dal punto di vista della storia personale o locale; il resto no, Il resto è immutabile in un eterno ritorno o dell’ uguale che se la ride della nostra memoria individuale. Eppure tutto questo, per la prima volta nella storia, è destinato a finire insieme alla storia millenaria della cultura contadina: nella civiltà virtuale dei social network il fresco dei condizionatori prende il posto dei sedili in piazza e le generazioni si dividono nelle chat private, ma i discorsi no; i discorsi rimangono gli stessi: Un caldo così non si è mai visto.
E le pietre se la ridono della scarsa memoria degli uomini!