IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

L’ascensore

Sono arrivato al settantesimo piano di questo palazzo e, se penso a tutte le volte che questo ascensore sgangherato, sul quale mi trovo senza sapere perché, sembrava volersi fermare, mi chiedo come ho fatto ad arrivarci. Non so nemmeno di quanti piani è fatto questo palazzo e nemmeno perché ci sono salito, so solo che non posso premere i bottoni dei piani e non posso decidere dove fermarmi. Quando sono salito l’ascensore era già pieno di persone che non sapevano dirmi dove portava ne perché ci erano salite ma alcune di loro sembravano già conoscermi perché mi hanno subito chiamato per nome. Alcune di queste sono scese prima e altre ne sono entrate e con molte di queste ho condiviso per più piani, gioie e dolori. Con alcune di loro ho instaurato legami profondi di affetto, stima amicizia e verso altri ho provato un sentimento che su questo sgangherato veicolo […]

Di chi è una fotografia?

Una domanda tanto stupida quanto inutile, se non fosse per gli aspetti commerciali che sottendono alla domanda. La domanda tenda a confondere in modo opportunistico il concetto di autore con quello di possessore rendendo quasi obbligata la risposta. Teniamo presente che la stessa cosa avviene nel caso di un racconto, di una canzone, o di un quadro. In tutti questi casi la domanda corretta è : chi la scattata, chi l’ha scritto, chi l’ha composta, chi l’ha dipinto. Ad una prima lettura superficiale il fatto che qualcosa sia fatta, costruita o ideata da qualcuno la rende automaticamente di sua proprietà e quindi “farla” equivale a “possederla”. Ma se questa equivalenza può avere un senso per un bene materiale come un armadio o una casa ( ma anche in questo caso andrebbe distinto il bene in sé dalla sua particolare forma), lo stesso non si può affermare di un bene immateriale […]

Il mondo alla rovescia

Una volta, e nemmeno tanto tempo fa, al mio paese, si ragionava in modo molto elementare senza arzigolare troppo sulle “antropologie biochimiche dei significati”. Per dire: Un ladro era un ladro, quale che fosse l’oggetto del furto. Tanto per intenderci meglio, per ricevere l’ambito titolo bastava rubare una gallina o un po di frutta dagli alberi. Sono da antologia i racconti dei vecchi contadini che per paura di beccarsi una condanna per falsa testimonianza, evitavano in tutti i modi di presentarsi alle cause in tribunale. Sono da spettacolo comico moderno le considerazioni che gli stessi facevano al passaggio di un condannato per furto di legna. Poi i tempi sono cambiati! Il titolo non si guadagnava più con la semplice azione del rubare, ma bisognava possedere anche altre caratteristiche come per esempio l’essere povero. Infatti, il povero morto di fame che veniva beccato in flagranza di reato restava ladro, mentre l’elegante […]