Cugghjiandri
Macari ccu ra miandula…
E’ uno degli ultimi eredi di una tradizione onorevole che ha forgiato centinai di affamati alla conquista del cibo e, quando non di questo, all’esercizio del potere del più forte all’interno del “branco”. Ma, una volta, questo esercizio atavico dei bambini, sotto tutte le latitudini e in tutte le epoche, aveva come premio “U Cugghjiandru”, (il confetto) e il comando del gruppo sulla base delle quantità raccolte.
Erano molte di più le braccia predatrici, delle mani elargitrici; Erano poche le donne che si potevano permettere di buttare “cugghjiandri ccù ra miandula” e molte invece quelle che usavano quelle con la pasta, agri riciclando quelli che i figli avevano raccolto alla cerimonia precedente.
E, del resto, era proprio la conoscenza della geografia della ricchezza del paese a rendere alcuni ragazzi più scaltri e meno usi all’insuccesso:
Sapere in anticipo davanti a quale porta o balcone era conveniente concentrare le forze, aiutava, nel risultato finale, ad acquisire quel prestigio che solo il raccolto di qualità poteva assicurare. Accanto ai più piccoli, che si sfiancavano davanti tutte le “guantiere”, (vassoi), era normale trovare i grandi che con navigata sufficienza si facevano largo a suon di spintoni davanti alle “guantiere” di peso.
– Ohi cumpà, sutta chiru mbarcuni cc’è sicuru a sustanza – chira l’è zziana a ra zzita!
E ssì, addi d’essiri accussì, ddrà macari cci su puru sordi – è miagghjiu u ghjiamu!
Ma intanto Micu, che ormai era quasi pronto per la leva, si faceva scorrere il film di quanti parenti erano passati sotto quel balcone ricevendo confetti che soltanto i maiali mangiavano volentieri. E ru fattu stessu ca era zziana subba u mbarcuni e nnò ddi spilata, a dicìa longa subbu u beni chi curria tra zziana e niputi.
Dialoghi e riflessioni di un tempo in cui la forma era sostanza e in cui gli aspetti simbolici andavano al di là del mero significato evidente.
Un tempo in cui il confetto era una delle poche occasioni di fare incetta di zuccheri senza temere per il colesterolo, anzi, alimentando ospiti indesiderati di corpi denutriti a cui avrebbe poi dato una risposta soltanto una robusta dose di aglio crudo.
Oggi invece, altri sono i… “premi” e altri i… “riferimenti” da conquistare.
E forse per questo, la beata innocenza di un gesto antico è stato colto da un occhio che aspettava con ansia, magari soltanto di riviverlo, senza la pretesa di riuscire ad immortalarlo attraverso la sua protesi …”digitale”.