IL MATERIALE E L'IMMAGINARIO NELLA CULTURA DEL MARCHESATO CROTONESE

L’arpa di Pay Ya

Nel burrone di Lung Men tanto, tanto tempo fa c’era un albero di nome Kiri, un vero re della foresta. Un potente mago costruì con il legno di quest’albero un’arpa meravigliosa, il cui spirito non poteva essere domato nemmeno dal più grande dei musicisti. Per molto tempo quest’arpa fu custodita insieme ai tesori dell’imperatore della Cina senza che nessuno, tra tutti coloro che avevano tentato, fosse riuscito ad estrarre una melodia dallo straordinario strumento. Infine arrivò Pai Ya, il più bravo di tutti gli artisti. Accarezzò l’arpa con mano leggera, quindi prese a pizzicare leggermente le corde dello strumento. Pai Ya cantò la natura e le stagioni, le alte vette delle montagne e le tumultuose acque dei fiumi e tutti i ricordi dell’albero si risvegliarono. Incantato il Signore del celeste Impero volle conoscere il segreto che aveva permesso a Pai Ya di avere ragione della resistenza dell’arpa. “Maestà – rispose […]

Un sorriso come regalo

Cicciu, u zzu Micu e ru zzu Giuanni, un trio che si faceva un baffo dei comici che impazzavano sul tubo catodico… una comicità naturale, una capacità istintiva di rispondere ” aru cugghjuniamiantu” che poteva produrre sketch di ore dal nulla. “U siattu i d’ Annina i mastru Maida era il palcoscenico naturale della loro ironia ma anche della loro bonomia che, per le persone che sapevano ascoltare, era anche la parte migliore di loro. E Ciccio, che sa giocare, oltre che ascoltare, riusciva a essere la loro spalla migliore. Tutto questo è solo nella nostra memoria e la fotografia rimane l’unico modo per farlo diventare documento: queste fotografie rappresentano quello che io definisco il legame tra il materiale e l’immaginario del nostro patrimonio culturale. La foto mi è stata concessa da Ciccio Cosco… che ovviamente ringrazio facendogli presente che, come al solito, io sono già andato!