Il megafono

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Certe volte mi sento come un megafono rotto, inservibile, ma posto ben in vista sulla vetrina del museo della preistoria tecnologica. Vedo passarmi davanti le persone e vedo nei loro sguardi la mia inutilità attuale, ma ancora di più quella passata. Vedo gli sguardi benevolenti e anche un po compassionevoli delle persone a cui avevo fracassato le orecchie con le mie assordanti “gridate” (dall’etimo “grida” di manzoniana memoria): in fondo per loro ero solo un fastidioso grillo parlante che aveva il difetto di non poter essere neutralizzato con una semplice scarpa di “Collodiana memoria”.
Poi però passano tutti coloro che mi hanno saputo utilizzare nel pieno della mia efficienza. Sono gli sguardi astiosi di questi ultimi che mi danno fastidio. E’ come se volessero darmi la colpa del  mio essere fuori uso, del mio non essere più “disponibile” al “servizio” che avevo svolto “onoratamente per tanti anni. Come è strana la vita del megafono: se funzioni dai fastidio a quelli che sono stati costretti a sentirti; se non funzioni dai fastidio a quelli che  ti usavano senza ascoltarti. Forse il pregio migliore dei megafoni inservibili è quello di aver perso la voce e aver sviluppato il senso della “vista”!

I luoghi della memoria

Arco Salerno con vista su uno scorcio che non esiste più...
Arco Salerno con vista su uno scorcio che non esiste più…

I luoghi della memoria sono luoghi che esistono solo dentro di te e svaniscono dal mondo reale un istante dopo che tu li hai visitati: Lo spazio e il tempo che noi abbiamo registrato rimangono incastrati in un istante codificato che sarà contenuto soltanto nella nostra mente e nessun altro potrà mai più visualizzarlo. Ecco perchè è importante raccontare ed è essenziale lasciare traccia dei nostri luoghi della memoria; ecco perchè l’uso sempre più raffinato dei linguaggi diventano fondamento della società moderna; ecco perchè noi siamo importanti nel tempo e nello spazio che ci è dato vivere: spezzare il canale della memoria, interrompere il flusso delle trasmissioni, significa relegare questi luoghi nella dimensione dell’oblio per sempre.

Soccorso 2015

Entrata
Vorrei riuscire a raccontare con le immagini il rapporto tra la gente di San Mauro e il “Quadro”.
Vorrei riuscire a raccontarlo fotografando gli occhi e le espressioni delle persone mentre passa, quando vi si avvicinano anche solo per salutarlo, quando ogni gesto, nel toccarlo, mostra sacralità e devozione.
vorrei riuscire a raccontarlo fotografando l’aria che si respira intorno al santuario un attimo prima che il “Quadro” esca per iniziare la processione: Raccontare di un rito millenario che per pochi istanti ci sbalza in una dimensione senza tempo carichi della responsabilità di perpetuarlo per coloro che verranno.
Non credo che siano molti quelli che riflettono sul nostro essere tasselli di un mosaico che travalica il disegno di una vita, ma penso che in tutti sia presente, anche inconsciamente, l’esaltazione di essere protagonisti di un avvenimento che ci sarà ancora… oltre noi!
Non so se riesco a raccontare tutto questo…le emozioni che le immagini trasmettono sono sempre soggettive e non predeterminabili, ma la mia ricerca delle inquadrature, dei momenti, delle espressioni, è finalizzata a questo…io ci provo!