L’attesa – Metropolitana romana

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L’attesa ordinaria, quella abitudinaria; quella compresa nel prezzo da pagare per sopravvivere; quella che ti permette di fare altro nel frattempo; quella che ti obbliga a fare altro… se non vuoi che si trasformi in noia,… paranoia; quella che è talmente normale che diventa sempre la possibile scena inziale di un film del genere catastrofico: è nella banalità che trova rifugio naturale l’eccezionalità!

A Mastra

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Nastasia è la “Mastra”… le sue mani intessono i nodi con i ferri del ricamo, dell’uncinetto, della calza da più di ottanta anni… le sue dita eseguono le varie operazioni richieste con un ritmo sempre costante…le pause sono solo esplicative… gli occhi hanno il diritto di controllare il risultato, anche se queste dita sarebbero capaci di lavorare con precisione senza la guida degli occhi.
Il tempo non riesce ad avere ragione di queste mani… ogni movimento è guidato dalla memoria… una memoria troppo allenata per farsi mettere da parte dall’invecchiamento esteriore.
Una memoria che le parole non riescono a conservare.

Sussidiarietà

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Peppi è arrivato fino alla discesa a cavallo dell’asino che lo ha trasportato rassegnato in quel breve tragitto dalla stalla alla fine del paese. Ne avrebbe fatto volentieri a meno, soprattutto oggi che è domenica, non certo perchè è festa, ma perchè esiste anche nel mondo degli asini il diritto a una giornata di riposo alla settimana.
Ma la discesa di cemento no! Lo saprà bene quel sant’uomo di Peppi che in discesa, sul cemento, si scivola con i piedi ferrati…
Va bene – gli ha usato la cortesia di scendere – ma l’ha fatto anche per salvarsi la schiena in caso di più che probabile scivolata… non è per essere irriconoscente ma la discesa proprio non gli va di farla… anche senza carico, e poi la prospettiva della risalita, con il basto carico, non è delle più allettanti.
Gli uomini sono delle strane creature:
Fanno le strade comode per le loro scarpe e per i pneumatici dei loro fuoristrada, e poi si ostinano a farci passare anche i poveri asini con i ferri adatti allo sterrato e al fango.
Peppi avrebbe voluto spiegargli che non è colpa sua se la maggioranza dei proprietari di quelle campagne si era motorizzato e aveva voluto la strada di cemento.
Certo, avrebbe potuto pure lui comprarsi l’ape vendendolo per carne da mortadella, ma non se l’era sentita di rinchiudersi in quelle trappole viaggianti. Ne aveva avuto la capacità di spiegare a chi di dovere che se esistevano ancora gli asini e i muli nel paese era giusto costruire una corsia anche per loro:
gli avrebbero risposto che il progresso non può tenere conto degli asini e dei muli, e che se lo vendesse quell’asino decrepito, buono ormai solo per il macello… te lo immagini se ancora, nel secondo millennio, ci mettiamo a pensare agli asini.
– Il progresso, caro Peppi, è nella velocità e rifiuta tutto ciò che è lento – così gli avrebbero risposto!
E allora, l’unica è scendere facendo attenzione a non scivolare… e ringrazia che sono sceso per darti una mano, che avresti potuto incappare in un padrone meno comprensivo e più egoista, e allora la discesa te la facevi anche col carico…
E’ tutti i giorni la stessa storia… io cerco di fargli capire le ragioni degli asini e lui duro… e poi dicono che noi asini siamo testardi…. gli uomini!