Amara chira casa duvi u cappiaddru u trasa!

Sfortunata è quella casa dove non entra l’uomo!
Più che una massima, questa sembra un’amara constatazione della condizione familiare nel nostro territorio e in modo particolare, della condizione della donna.
La famiglia è destinata alla distruzione o comunque a una vita di stenti se priva dell’uomo.
La condizione di vedovanza era una delle condizioni peggiori che potevano colpire la donna: il riferimento al cappello, simbolo dell’autorità maschile è anche il segno di quale importanza veniva assegnata al ruolo del maschio nella tenuta della coesione familiare.
Nella maggior parte dei casi era la donna a reggere le sorti della famiglia ma, per il gioco dei ruoli della società contadina, essa poteva farlo solo con la presenza dell’uomo senza il quale veniva meno il senso stesso della società patriarcale.
Ma la massima si riferisce comunque alla donna anche quando non riusciva a dare al mondo il figlio maschio che garantiva la prosecuzione della stirpe.
C’era un certo che di masochismo atavico nella gioia delle sorelle che celebravano la nascita del loro dominatore, ma l’alternativa era la fame e la sventura.